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Come possono i fondi pubblici dell’UE sostenere la democrazia energetica?

lunedì 5 giugno 2023

Come possono i fondi pubblici dell’UE sostenere la democrazia energetica?

REScoop.eu ha tracciato una mappa di come gli Stati membri dell'UE stiano sfruttando questi fondi pubblici per sostenere le comunità energetiche

Il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 offre un'opportunità senza precedenti di sfruttare le finanze pubbliche dell'UE per accelerare la transizione energetica. Ma per avere successo, questa transizione deve essere inclusiva e giusta. Alcuni studi hanno dimostrato che i cittadini dell'UE potrebbero mobilitare fino a 240 miliardi di euro per la transizione energetica entro il 2030. Di fatto, entro il 2050, 1 cittadino su 2 potrebbe produrre la propria energia, coprendo il 45% della domanda dell'UE. Ma i progetti energetici dei cittadini incontrano di solito un ostacolo fondamentale durante la progettazione dei loro (primi) progetti: la mancanza di strumenti di finanziamento prevedibili e adeguati. I governi di tutta l'UE sono incoraggiati a sfruttare i fondi pubblici per sostenere le comunità energetiche, accelerando così la transizione energetica, promuovendo l'inclusione dei cittadini e ottenendo l'accettazione delle energie rinnovabili.

I Fondi per la ripresa e la resilienza, per la coesione e lo sviluppo regionale e per la modernizzazione rappresentano un'opportunità unica per gli Stati membri di sostenere le energie rinnovabili guidate dai cittadini. Simile alla struttura e alla logica del tracker di recepimento di REScoop.eu, il Public Financing Tracker è un'interfaccia interattiva che valuta i progressi degli Stati membri nel sostenere le comunità energetiche utilizzando i fondi pubblici.

I governi di tutta l'UE sono incoraggiati a sfruttare i fondi pubblici per sostenere le comunità energetiche, accelerando così la transizione energetica, promuovendo l'inclusione dei cittadini e ottenendo l'accettazione delle energie rinnovabili.

Con 723,8 miliardi di euro (a prezzi correnti) in prestiti (385,8 miliardi di euro) e sovvenzioni (338 miliardi di euro), il Fondo di ripresa e resilienza mira a promuovere il duplice obiettivo della transizione digitale e verde dell'UE. È stato istituito come fondo temporaneo per consentire ai Paesi di riprendersi dalla pandemia di coronavirus. Gli orientamenti della Commissione sui piani di ripresa e resilienza prevedono esplicitamente che il 37% dei fondi sia destinato all'azione per il clima (comprese le energie rinnovabili). Ciò crea ampie opportunità di finanziamento pubblico a sostegno delle comunità energetiche. Nelle recenti linee guida della Commissione relative al capitolo REPowerEU dei Piani di ripresa e resilienza, le comunità energetiche sono evidenziate come veicoli per affrontare la povertà energetica.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia stanzia 2,2 miliardi di euro a sostegno delle comunità energetiche (REC) e degli schemi di autoconsumo (SCS), con l'obiettivo di raggiungere 2.500 Gwh di energia pulita prodotta dalle comunità nei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Il bando è attualmente in fase di preparazione da parte del Ministero della Transizione Ecologica. Sono previste sovvenzioni fino al 100% per lo sviluppo e l'utilizzo di fonti rinnovabili elettriche e termiche. Le spese ammissibili vanno dall'assistenza tecnica e tecnico-scientifica all'acquisto di tutti i componenti essenziali per la realizzazione degli impianti di produzione, distribuzione e condivisione dell'energia; sono inclusi nell'elenco i costi di acquisto dei sistemi di accumulo e quelli per l'assistenza legale e amministrativa per la definizione degli accordi.

Tuttavia, il Decreto Ministeriale che dovrebbe finalizzare l'attuazione del Decreto Legislativo 199/2021, che a sua volta ha previsto il recepimento definitivo della direttiva REDII, è ancora in sospeso. In particolare, questo Decreto Ministeriale dovrebbe stabilire la tariffa premio per l'"energia condivisa" e dovrebbe anche definire le condizioni legali per combinare questo incentivo con potenziali schemi di finanziamento non rimborsabili, compresi quelli del Recovery plan o altri schemi regionali. Secondo la bozza di decreto che è stata recentemente inviata alla Commissione UE per la verifica finale, per mantenere il diritto di accedere alla tariffa premio per la condivisione dell'energia, i costi di investimento delle REC avrebbero dovuto essere coperti con fondi non rimborsabili fino a un massimo del 40% dell'importo totale. Inoltre, la tariffa premium per la condivisione dell'energia sarà ridotta proporzionalmente alla percentuale di investimenti coperti da fondi di capitale.

Comunque, il decreto ministeriale avrebbe dovuto essere approvato nel giugno 2022 e non è ancora in vigore, il che a sua volta impedisce l'attuazione dell'iniziativa specifica del Recovery Fund per REC. Questa situazione sta causando grande incertezza per le iniziative energetiche comunitarie in fase di sviluppo che hanno già beneficiato, o stanno attualmente facendo domanda, per accedere ai fondi non rimborsabili che coprono fino al 100% dei costi del progetto (ad esempio i fondi strutturali stanziati dalle amministrazioni regionali attraverso bandi specifici).

Oltre al bando specifico per le REC e le SCS, all'interno della Missione 2 del Recovery Fund (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica) ci sono almeno altri due bandi, già lanciati, che possono indirettamente sostenere la creazione di REC: Green Islands (M2C1I3.1), che stanzia 200 milioni di euro per i 13 Comuni delle 19 piccole isole non interconnesse con la rete elettrica nazionale italiana, e Green Communities, che stanzia 135 milioni di euro per la creazione di 30 "comunità verdi", ovvero raggruppamenti di amministrazioni locali che si uniscono e lavorano insieme per attuare piani di sviluppo sostenibile.